"Siamo più a rischio di vent'anni fa, quando la legge sulla Privacy fu concepita.
Le regole si sono evolute, certo, ma lo scenario circostante è cambiato più in fretta di quanto potessimo immaginare allora.
La consapevolezza che oggi la digitalizzazione della vita espone la riservatezza delle relazioni a grandi sollecitazioni
è molto meno forte di quanto lo fosse nel 1996 il bisogno di preservare
noi stessi, le informazioni che ci riguardavano, la nostra libertà".
Antonello Soro - Presidente dell'Autorità Garante dei dati personali
Secondo il report Clusit diffuso un paio di settimane fa, tra settembre 2015 e settembre 2016 il 35,6% degli adetti ai lavori dichiara di aver subito danni a causa di un attacco informatico.
La situazione si fa ben più grave considerando tutti gli attacchi non dichiarati subiti dalle aziende sprovviste di uno staff dedicato, con numeri di incidenza che arrivano fino al 56%.
I dati sono allarmanti, con più di un impresa su tre che riferisce di essere stata vittima di un attacco informatico, nel 2016 si assiste ad una vera e propria escalation rispetto agli anni precedenti.
Dall'analisi dei dati emerge che gli obiettivi più ambiti rimangono le imprese di maggiori dimensioni, specie se esposte su mercati internazionali e le imprese con elevato contenuto tecnologico al loro interno.
Nell'elaborato non vengono presi in considerazione settori come finanza, sanità, istruzione e servizi sociali, realtà che hanno comunque riscosso un grande interesse da parte degli hacker di tutto il mondo.