Il tema della privacy online è da molto tempo al centro delle discussioni dei governi europei e statunitensi. Dopo la stretta dell'Unione europea sull'utilizzo dei dati digitali, arriva la presa di posizione del Governo Statunitense: al grido di "We can't wait", l'amministrazione Obama ha avanzato una proposta di legge per la tutela della privacy degli internauti. "Mai la privacy è stata più importante di oggi” - ha dichiarato il presidente in piena campagna elettorale - “spetta a noi applicarne i valori alle nuove tecnologie ed alle circostanze odierne".
Mentre in Europa si discute sul rispetto delle politiche adottate da alcuni big player del mondo web (Google in primis) nei confronti delle legislazioni vigenti, infatti, negli Stati Uniti la Federal Trade Commission ha rilasciato alcune “linee guida per la protezione della privacy dei consumatori”, un documento che mira a regolamentare la vasta industria che si è sviluppata attorno all’acquisto ed alla vendita di informazioni sui consumatori rilevate dall’analisi dei loro comportamenti online. Un business che negli ultimi anni è diventato sempre più remunerativo.
Sebbene siano in molti a dichiararsi disponibili ad introdurre dei limiti nell’utilizzo dei dati personali, nessuno - in realtà - vorrebbe vedersi inibita la raccolta di informazioni strategiche per le proprie attività di advertising online.
Il nuovo strumento proposto dalla Federal Trade Commission si basa sul meccanismo “Do not Track” (non tracciare) che consentirebbe agli utenti di chiedere che i loro comportamenti online non vengano né tracciati né condivisi. Il tracciamento è infatti una tecnica utilizzata dalle società per carpire, attraverso gli annunci pubblicitari, i dati e le preferenze salvate nei cookies durante la navigazione. Attivando l’opzione Do no Track si comunica agli inserzionisti la volontà di non voler essere “tracciati”: un’enorme passo avanti nell’ambito della tutela della privacy.
Il dibattito, però, è ancora alle battute iniziali: il regolamento definitivo, che dovrebbe comportare l’applicazione del pulsante 'Do Not Track' da parte di tutte le società che raccolgono informazioni per fini commerciali, dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno. Il desiderio è che nel frattempo il concetto di self-education possa avere una presa maggiore rispetto all’approccio impositivo e che le aziende stesse implementino l’opzione Do Not Track a tutela della privacy in modo volontario, senza che il Governo sia costretto all’emanazione di regolamenti specifici che la impongano.
La sensazione è che ci stiamo avvicinando ad una svolta: se messi in condizione di farlo in modo semplice e immediato, saranno gli utenti a dimostrare una volta per tutte l'eventuale intolleranza alla pubblicità profilata e la gelosia nei confronti delle informazioni sugli spostamenti effettuati sul Web.