A differenza di Facebook, Google+ sembra aver impostato la costruzione del suo social network ex ante sul concetto di privacy e la collocazione nelle cerchie dei contatti rimandano strettamente ai contenuti che si vogliono mostrare. Ma la trasparenza, come nota Belisario, non è ancora ai livelli più alti, il che significa che, ancora una volta, la responsabilità è sulle spalle di noi utenti che dobbiamo affrontare il social network senza dare per scontato quello che facciamo, ma facendoci domande e leggendo suggerimenti su come gestire profili e contenuti. In definitiva ci troviamo di fronte ad un ambiente capace di assorbire la totalità di esperienze gestionali, informative e relazionali. Molti bug potranno essere sanati, il resto potrà farlo il comportamento degli utenti e le loro segnalazioni, lamentele e richieste. Lo scoglio rispetto all’adozione è al momento rappresentato dalle domande «perché dovrei faticare a ricostruire la mia rete di contatti di Facebook lì dentro?», «perché dovrei buttare i contenuti prodotti fino adesso?», «perché devo ripartire da capo?». A questi quesiti non c’è risposta razionale: solo l’effetto network può rispondere, così come ha fatto per Friendster e MySpace.
fonte: apogeonline.com